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L’invidia della Gen X e i bias tra generazioni al lavoro

25 Novembre 2025

Nelle aziende oggi convivono quattro generazioni differenti: dai baby boomers, passando per la generazione X e i millennials, fino alla generazione Z. Presto ne arriverà una quinta – la generazione Alfa – portando un nuovo livello di complessità.

Questa eterogeneità non deve essere vissuta come problema, bensì come opportunità. Ma per coglierla servono consapevolezza, ascolto e la capacità di andare oltre i bias che ognuno porta con sé nel mondo del lavoro.

Spesso, infatti, le persone si guardano attraverso dei filtri rigidi, spesso limitanti. In ottica generazionale, ad esempio, ciò che è “prima” viene percepito come vecchio, obsoleto, poco flessibile, mentre ciò che è “nuovo” come fragile, superficiale ed evanescente.

I team intergenerazionali che stanno affrontando bene questa evoluzione sono quelli che hanno compreso l’importanza di venirsi incontro e di guardare alla persona – e non alla data di nascita – per lavorare bene insieme. 

Chi, apparentemente, sembra arrancare di più nell’interazione con i colleghi e i dipendenti più giovani sono i lavoratori appartenenti alla cosiddetta generazione X (nati tra il 1965 e il 1980).

Dopo alcuni anni di divulgazione sui temi generazionali, e centinaia di ore spese ad ascoltare i reciproci bias che spesso dividono le generazioni, mi sono convinta che alla radice dell’incomunicabilità e di molti bias ci sia proprio l’invidia.

Quell’emozione spiacevole che nasce dal confronto con chi, dal nostro punto di vista, ha qualcosa che a noi manca, o che ci spetterebbe al loro posto, o che non merita….

Mi sono convinta che lo sguardo non benevolo che spesso spinge la nostra generazione (la X per l’appunto) a esprimere critiche e dissenso o anche solo mancata capacità di comprensione verso i valori e gli atteggiamenti delle generazioni più giovani sia dovuto proprio al confronto con ciò che non ci è stato concesso, o che non ci siamo permessi.

Anche a noi, ormai quasi sessantenni, sarebbe piaciuto affrontare il mondo del lavoro come fanno loro, con la stessa attitudine alla protezione della propria vita e del proprio tempo oltre il lavoro, con lo stesso coraggio nel disconnettersi dalle responsabilità lavorative, con la stessa capacità di chiedere e la stessa caparbietà nel cercare la propria gratificazione immediata.

Invece noi della generazione X siamo cresciuti con gli stessi messaggi della generazione Baby Boomer nelle orecchie, il sacrificio prima del piacere, dimostrare prima di chiedere, l’impegno prima del premio. Siamo stati abituati a non prendere gli ascensori riservati ai dirigenti, a lasciare le emozioni fuori dalla porta scorrevole del luogo di lavoro, ad abbandonare poi le nostre ambizioni a vantaggio di colleghi più anziani che in pensione non potevano andare.

Il biasimo che colgo nelle parole di molti manager quando mi descrivono i loro collaboratori più giovani nasconde secondo me un velato e forse inconscio apprezzamento, quando rimangono sorpresi e infastiditi quando un collaboratore risponde a un messaggio dicendo “sono in ferie, ne parliamo lunedì”. Se guardassero meglio dentro di sé, potrebbero scoprire ammirazione e appunto invidia… “avessi potuto farlo io!”.

team intergenerazionali a lavoro

Una generazione più forte di quanto si pensi

La generazione X è condannata dal suo stesso nome: X, come dire anonima, senza connotazione, di noi si dice che siamo “schiacciati”, “rinunciatari”, che non abbiamo trovato la nostra voce.

Ci dimentichiamo però che la nostra generazione ha saputo adattarsi con grande flessibilità a cambiamenti significativi, si è trasformata per includere un mondo digitalizzato, è passata dalla cabina telefonica all’intelligenza artificiale, dall’ufficio alla scrivania condivisa.

Una generazione cresciuta ancora con il mito del lavoro per la vita, della fedeltà all’azienda, e allo stesso tempo una generazione che ha messo il tempo libero e lo stile di vita al centro dei propri desideri.

Oggi, nelle organizzazioni, la leadership è quasi tutta rappresentata proprio da questa generazione, ed è proprio ora, anche se per poco tempo, che possiamo fare la differenza. Chiediamoci quali messaggi vogliamo sussurrare nelle orecchie delle nuove generazioni, sia che si tratti dei nostri figli che dei nostri colleghi.

Guardando al passato possiamo riconoscere le sfide che abbiamo superato e anche le battaglie che abbiamo scelto di non combattere, riconciliarci con le scelte che non abbiamo fatto perché non in linea con le aspettative culturali e sociali della nostra epoca. Riscoprire in noi le similitudini con gli “estranei” che popolano le nostre organizzazioni e le nostre case, comprendere che dove la generazione X sceglieva di uniformarsi attraverso il vestiario (per lo più di marca) per integrarsi nel proprio gruppo di appartenenza, le nuove generazioni lo fanno attraverso i social.

Forse ricordarci di noi stessi ci può aiutare a guardare le nuove generazioni con occhi più benevoli e spingerci a ridurre la distanza percepita, come diceva Montale:

Fu quello il nostro lago, poche spanne d’acqua, due vite troppo giovani per essere vecchie, e troppo vecchie per sentirsi giovani. Scoprimmo allora che cos’è l’età. Non ha nulla a che fare con il tempo, è qualcosa che dice che ci fa dire siamo qui, è un miracolo che non si può ripetere. Al confronto la gioventù è il più vile degl’inganni.

Parlare di generazioni in azienda è un’opportunità di crescita per tutti

Costruire ponti tra generazioni non vuol dire solo attrarre i più giovani, ma valorizzare chi è già dentro l’organizzazione, far dialogare esperienze diverse, creare team multigenerazionali.

Mentoring, formazione e coaching sono strumenti che aiutano a superare bias, riconoscere somiglianze e far emergere il valore unico che ogni generazione porta con sé.

Vuoi favorire l’integrazione intergenerazionale nella tua organizzazione?

Contattaci, noi di Fedro possiamo supportarti in modo mirato, prendendoci cura delle persone e del loro percorso di crescita.

Laura Quintarelli di Fedro
Autore:
Laura Quintarelli
Co-founder Fedro | Training Coaching and Mentoring MCC – Master certified coach | Autrice “Managing By generation”

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