Fulvia Bertaccini, Mindful Coach – PCC ICF, docente del workshop Mindfulness & Coaching, ci ha spiegato i vantaggi e gli effetti dell’utilizzo della Mindfulness nel Coaching.

Grazie Fulvia per il tuo prezioso contributo che riportiamo di seguito.

Per molti anni ho scelto di tenere separate le mie pratiche di coaching da quelle di mindfulness. Come si fa con il lavoro e la palestra, lo yoga o l’aperitivo con gli amici. Confinavo gli spazi meditativi e riflessivi ai margini della mia vita quotidiana. Finchè non mi resi conto dell’influenza che uno stato ed un’attitudine mindful avevano sulla mia vita e anche nelle relazioni.

Iniziai così ad avere un approccio più diffuso e anche negli spazi di coaching a coltivare un modo mindful e sistematico di entrare in relazione e di restarci.

In seguito, quando si iniziò a parlare di mindfulness revolution e ad applicarla a tutti gli ambiti della società e del business, decisi di sperimentare ed approfondire in un master quelli che ad oggi sono gli interventi basati sulla mindfulness più studiati – MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) e MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) – viste le oltre duemila ricerche che ne attestano gli effetti, e di  sperimentare modi sempre più integrati di essere un mindful coach.

I vantaggi derivanti da lunghe pratiche di Mindfulness sono impressionanti e documentati da innumerevoli ricerche. I meditatori navigati tendono ad essere più in grado di auto-osservarsi e di auto-regolarsi, oltre che di essere presenti, creativi, resilienti, capaci di prendere decisioni e di gestire lo stress. I nostri clienti di coaching spesso però arrivano al coaching con obiettivi che vogliono perseguire ed ottenere in tempi relativamente brevi.

Su quali basi allora possiamo pensare ad una integrazione di mindfulness e coaching per i nostri clienti?

Gli studi eseguiti con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno dimostrato che già dopo 8 settimane di training la pratica regolare di mindfulness produce cambiamenti organici stabili nel cervello ed attiva funzioni della corteccia prefrontale implicate nei processi di regolazione corporea, regolazione delle emozioni, conoscenza di sé, flessibilità di risposta, sintonizzazione interpersonale.

Ancor più recenti studi di neuro-imaging sulle pratiche di mindfulness hanno evidenziato che già nei meditatori principianti, con poche settimane di pratica di mindfulness, si osserva una aumentata capacità di regolazione delle proprie emozioni, grazie allo spostamento dal pensiero concettuale (corteccia prefrontale sinistra) ad una consapevolezza non concettuale (corteccia prefrontale destra). La differenza con i non meditatori consiste nel fatto che nei meditatori principianti si attiva maggiormente la corteccia prefrontale destra associata ad una presenza vigile all’esperienza del momento non mediata da concetti linguistici.
Negli stessi studi si evidenzia che solo nei meditatori di lungo termine si riduce la reattività emotiva ed aumenta la stabilità emozionale, permettendo alla nostra mente cosciente di focalizzarsi sulle cose per noi importanti e sul senso più ampio del mondo che ci circonda (Chiesa 2013).

In conclusione e semplificando,  una pratica di mindfulness costante potrebbe fin dall’inizio diventare un supporto importante per qualsiasi persona voglia affrontare cambiamenti che nel corso del tempo, proseguendo con la pratica, possono consolidarsi in cambiamenti strutturali. 

Il coaching che prende in considerazione questi ed altri ritrovamenti delle recenti ricerche neuroscientifiche sulla mindfulness si caratterizza per un approccio mindful dove il coach è auto-consapevole, a livello fisico, mentale ed emotivo, ed auto-compassionevole, sperimenta sé e gli altri attraverso i sensi piuttosto che attraverso circuiti narrativi e il filtro delle storie raccontate dalla mente proliferante e supporta le persone nel diventare a loro volta più consapevoli delle propria realtà ed auto-apprezzative.

In particolare la qualità gentile della mindfulness suggerisce un’attitudine e un  modo diverso di entrare in relazione con l’esperienza del momento. Un modo che ci porta a toccare la realtà dentro e fuori di noi con un effetto espansivo che dona ampiezza e contemporaneamente profondità di visione. Questo effetto è stato descritto da un mio cliente come una sorta di “realtà aumentata” dove percepisci la realtà con occhi nuovi e ti accorgi di una inaspettata ricchezza dell’esperienza del momento.

Anche in questo senso la mindfulness può essere considerata un naturale alleato del coaching. Ci permette di trasformare il nostro modo di analizzare la realtà e di relazionarci ad essa, svelandola in tutta la sua ampiezza e profondità ed attivando le nostre capacità di auto-regolazione.

Invito veramente i coach a praticarla ed a portarla nel loro lavoro di coaching. Alcune strade per portarla nel nostro coaching verranno esplorate nel workshop Mindfulness & Coaching. Esercizi, meditazioni e riflessioni possono essere utilizzati come strumenti contingenti a seconda delle esigenze del coachee. Con molta più efficacia la si può alleare al coaching portandovi stato, attitudine e qualità, costruendo programmi di coaching basati sulla mindfulness o ancora creando sinergie fra percorsi specifici. In tutti i casi, è fondamentale che il coach abbia una pratica attiva e costante di mindfulness ed incarni le sue qualità. Il workshop è per questo motivo progettato su un arco temporale di circa due mesi in modo da avviare i coach alla pratiche di mindfulness e comprendere come personalizzarle sulle proprie esigenze. 

Fulvia Bertaccini

Mindful Coach